A febbraio 2023 Google ha ufficialmente presentato Bard, il proprio strumento di Intelligenza Artificiale che nasce con lo scopo di fare concorrenza al più famoso ChatGPT di OpenAI.
A marzo il chatbot di Mountain View è stato reso disponibile solo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna per un numero limitato di utenti di lingua inglese e solo nei prossimi mesi l’accesso sarà esteso ad altri Paesi e lingue.
Google Bard si fonda principalmente su un ampio modello linguistico di ricerca, ovvero una versione ottimizzata e più leggera di LaMDA, altro chatbot dell’azienda americana che lavora tramite rete neurale artificiale.
Qui risiede anche la principale differenza rispetto a ChatGPT. Infatti, la soluzione AI proposta da Google utilizza le risorse aggiornate pescate dalla rete, mentre quella di OpenAI usa un database proprietario specifico.
Ad ogni modo, Google invita ad essere cauti nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, consigliando agli utenti un utilizzo moderato di Bard e di qualunque tool basato sull’AI. Scopriamo insieme qualcosa in più sul funzionamento di Google Bard e sui possibili risvolti futuri.
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Lo scorso 6 febbraio Google ha annunciato per la prima volta Bard, il suo prototipo di chatbot AI che dovrebbe essere una risposta al rivale ChatGPT. Il software è stato presentato dal CEO di Google e Alphabet Sundar Pichai.
Già a dicembre 2022 Google aveva manifestato la propria intenzione di approfondire la ricerca sull’Intelligenza Artificiale in seguito al rilascio ufficiale di ChatGPT. All’interno della società americana i team di ricercatori specializzati in AI e sicurezza hanno collaborato attivamente per il lancio di nuovi prodotti.
Google Bard è dunque un innovativo tool di AI conversazionale alimentato da LaMDA, il modello linguistico di Google di nuova generazione. Il suo obiettivo è coniugare la conoscenza del mondo con la creatività dei modelli linguistici più avanzati.
Diversamente da ChatGPT, Bard è strutturato sulle informazioni presenti sul web per assicurare risposte recenti e precise, dando alle persone le soluzioni di cui hanno bisogno.
In particolare, viene usata una versione leggera di LaMDA che necessita di poca potenza di calcolo, così da consentire a Google di rendere scalabile il servizio e offrirlo a più utenti per ricevere ulteriori feedback. Questi feedback, insieme con i test interni, garantiranno un maggior numero di risposte di alta qualità e affidabilità.
Come detto, ChatGPT e Bard sono entrambi modelli di AI conversazionale che apparentemente sembrano simili, ma presentano comunque delle differenze. Infatti, nel caso di ChatGPT, questo si basa sul modello linguistico autoregressivo GPT3.
L’obiettivo per entrambi, nonostante utilizzino approcci diversi, è quello di rendere migliore l’esperienza degli utenti nella comunicazione e nella ricerca, ma soprattutto nel caso di Bard si punta anche all’integrazione nel motore di ricerca Google e nell’Assistente Google.
La storia di Google ci suggerisce come la società di Mountain View negli ultimi anni abbia lavorato con costanza per migliorare i suoi algoritmi di Intelligenza Artificiale.
Uno dei primi modelli avanzati sviluppati da Google è stato BERT, il quale ha permesso di definire modelli di elaborazione del linguaggio naturale sempre più sofisticati. Invece da 2 anni è stato introdotto MUM (Multitask Unified Model), molto più potente di BERT e con una comprensione dei dati superiore e multilingue.
MUM è capace di cogliere informazioni in molte lingue differenti, dare informazioni critiche e rispondere a domande complesse che necessitano di una conoscenza a più livelli. Inoltre, MUM riesce a supportare la ricerca multipla abbinando simultaneamente di immagini e testo.
Successivamente si è quindi passati all’attuale Bard che impiega un modello di linguaggio per applicazioni di dialogo. È in grado di partecipare a conversazioni e rispondere alle domande, ma Google ne ha anche sottolineato i limiti, come il non poter restituire risposte dettagliate su temi molti specifici o tecnici. D’altra parte, per quanto l’AI stia crescendo in modo esponenziale, non è ancora immune dagli errori.
Più in generale, Bard sembra essere stato concepito più per stimolare la curiosità e creatività, piuttosto che per dare risposte precise a domande specifiche. Per tale ragione, molti non lo considerano un vero concorrente di ChatGPT. Ad ogni modo, per adesso Bard è ancora in fase sperimentale ed è disponibile soltanto in lingua inglese negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Google e OpenAI condividono il fatto di essere leader nel settore dell’Intelligenza Artificiale, ma entrambi i modelli proposti possono produrre false risposte ed errori di linguaggio in quanto le informazioni provenienti da Internet potrebbero contenere delle nozioni non affidabili.
Per ovviare a tale problema, i due colossi stanno lavorando per verificare le informazioni fornite e assicurare una ricerca più sicura. Per adesso però i dubbi e le incertezze avvolgono ancora questo genere di strumenti AI, incluso Google Bard.
Per fare un esempio, il video promozionale del servizio svela l’interfaccia del software e un esempio d’uso, ma una delle risposte date da Bard ad una domanda sulla scoperta dei pianeti fuori dal sistema solare era sbagliata.
Infatti, il programma affermava che il James Webb Space Telescope abbia scattato la prima foto di un pianeta esterno al sistema solare. In realtà, l’informazione era sbagliata poiché la prima immagine di un esopianeta è stata invece immortalata 18 anni prima dal telescopio VLT dell’Osservatorio ESO a Paranal.
Superfluo dire come un errore del genera sia costato caro a Google, soprattutto dal punto di vista finanziario, in quanto si è prodotta una perdita del 7% sul mercato azionario, equivalente a 100 miliardi di dollari.
Situazioni di questo tipo possono minare la credibilità dell’AI e dei suoi algoritmi, ma la stessa Google ha voluto rassicurare tutti affermando che il servizio sarà divulgato su larga scala solo dopo averlo accuratamente testato e migliorato. In conclusione, non resta che attendere nuovi sviluppi per poter provare con mano il valore di questi programmi.
Nell’annuncio ufficiale il CEO di Google ha evidenziato l’importanza di rendere accessibili i progressi dell’AI, non soltanto attraverso i prodotti Google, ma anche tramite lo sviluppo di programmi e Api che renderanno più semplice la creazione di nuove applicazioni.
In aggiunta, è stato dichiarato che a partire da marzo, sviluppatori, aziende e creatori di contenuti potranno testare la nuova interfaccia di linguaggio generativo che si basa su LaMDA e altri modelli successivi.
Google ha poi intenzione di cooperare con le startup per incrementare l’impatto di tali attività grazie alle partnership di Google Cloud con Cohere, Anthropic e C3.ai. L’impegno della società a stelle e strisce è dunque evidente ed in costante aumento per reggere il ritmo incalzante della concorrenza.
L’obiettivo è quindi quello di collaborare con imprese e governi per definire standard e best practice efficaci, coinvolgendo esperti e comunità per rendere l’AI più affidabile e utile.